Cane non mangia cane

L’inevitabile onda di razzismo sulla scia dell’altrettanto ovvio risultato elettorale mi lascia veramente disgustato. Aldilà di ogni considerazione politica, dei necessari distinguo e al netto di tutto quello che si può dire sull’argomento e sulle implicazioni legali e illegali ciò che comunque per me emerge è la progressiva perdita di empatia (e di memoria) dei miei connazionali. Connazionali che pretendono di muoversi liberamente nel mondo per cercare lavoro e situazioni migliori ma negano lo stesso diritto agli altri, connazionali che dimenticano di avere esportato la mafia in America e di avere prestato braccia alle miniere del Belgio, alle acciaierie tedesche e via dicendo. L’uomo viaggia, non è stanziale  chiunque lo neghi non conosce la natura umana e la storia. Ancora più vergognoso è il lato emozionale, ovvero la totale apatia e anzi la crudeltà palese nei confronti dei più deboli.

Anche questo purtroppo fa parte dell’orrenda natura umana ma prima certi commenti, certe imbarazzanti bestialità non le si sentiva in giro, non le si vedeva scritte a commento di articoli sui quotidiani e non le si sentiva dai pulpiti dei politicanti (mi rifiuto di definirli politici). Oggi invece il razzismo diventa quasi sinonimo di “diritto di difendere ciò che è mio” e quindi via gridiamolo senza vergogna.

L’Italia sta offrendo a se stessa e al mondo uno spettacolo indecente. Retrograda, egoista, bigotta, falsa, opportunista, ignorante, ancora impunitamente fascista. Questa è l’Italia ai nostri giorni.

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