Persone, non prodotti!

Parto dal recente video che ho guardato su You Tube realizzato da KellyCadaver https://www.youtube.com/watch?v=URC6Pj6sSeM per fare una piccola riflessione. Questa pacata fanciulla, con toni assolutamente civili e apprezzabili, parla di un argomento a me molto caro e che già in passato avevo affrontato nel mio blog: il fast fashion.

Che significa? Facile…il fast fashion è come un cibo precotto da scaldare senza neanche pensarci. Magari è un cibo buonissimo ma per quanto mi riguarda è privo di anima.

Da anni e anni e anni e anni non compro più nulla dei più noti goth brands (ad eccezione, talvolta delle scarpe e facendo sempre e comunque un’ opportuna opera di selezione), neanche entro nei negozi o nei siti marcatamente gothic perché sinceramente vedere tutta quella roba uguale, spesso mal fatta, con cozzaglie di borchie, pizzo scadente e via dicendo mi ha stufato.

Ho sempre creduto nella cultura del Do it Yourself che risponde perfettamente alle origini del gothic derivato dal post punk: individui non tribù. Poi ci si può riunire per  i concerti, la musica etc. e trovare un’identità comune, questo ci sta, ma sempre da individui.

Ricordo la cura ossessiva dei dettagli, la maniacale ricerca di quell’accessorio o quel tipo di abito particolare (che spesso esisteva solo nella mia testa), le giornate a frugare nei mercatini o a disegnare modelli e poi cercare una sartoria disponibile a realizzarli. Tutto questo io lo pratico tuttora. Si può obbiettare che la sartoria costa…vero..ma anche i brand gothic più noti (Killstar, Punkrave, Aderlass giusto per citarne alcuni) costano e hanno l’orrendo svantaggio di essere capi in serie, senza personalità. Senza contare che, esattamente come tutto il resto della moda in serie, comporta anche danni all’ambiente e spreco di risorse.

Quando vado ai grandi raduni europei  vedo persone tutte uguali o maschere di carnevale tirate a lucido solo per essere fotografate. Quale è la differenza con l’esibizionismo e la noia della gente mainstream? Nessuna. Manichini che indossano prodotti. Anche gli influencer che spammano centinaia di prodotti per farsi mandare gli omaggi mi fanno vomitare. Non cambia se veicoli maglioncini beige o cose con i pipistrelli, la tua svendita è identica.

Odio poi l’uso di simboli occulti buttato a caso: croci, elementi alchemici, pentacoli, cose che hanno significati profondi  infilati random sui prodotti tanto per fare strega, per fare strano. Ma è soprattutto la mancanza di originalità che mi agghiaccia. Non si tratta neanche di boicottare i brand, ma banalmente vorrei far riflettere sulla consapevolezza che ciò che indossiamo in qualche modo ci rappresenta. Cosa siamo se indossiamo tutti la stessa cosa? La mancanza di personalità non si colma con un vestito griffato high fashion o alternative fashion. E sia chiaro che non è questione di snobismo: posso benissimo comprare roba seriale in altri posti che so, Zara, per poi però personalizzarla.

La moda inoltre può essere (e dovrebbe essere) un gioco divertente e creativo altrimenti è solo coprirsi con abiti a caso. Se è detestabile in ambito mainstream  diventa esecrabile in ambito alternative dove l’assunto di base è quello di essere “alternativi alle scelte di massa”.

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