L’ultima fatica della casa di produzione Karel (Davide e Luca Melis) è il docufilm A Bolu, letteralmente “al volo”. Questo delicato nome racchiude perfettamente la leggerezza e la consapevolezza del lavoro. Non solo le tante riprese della Sardegna effettuate da un elicottero ci immergono in paesaggi magnifici ma, per tradizione, a volo si connette anche alla tradizione orale. La poesia cantata sarda è l’espressione artistica più vicina alla tradizione orale omerica e non ha eguali nel mondo. Basata su capacità, arguzia e improvvisazione tematica non è solo una prova di bravura ma rappresenta un tassello fondamentale della nostra identità culturale. Il canto a tenore non è solo metrica, armonia, tecnica ed esercizio, certamente indispensabili per una esecuzione perfetta, ma è soprattutto anima. Ed ecco che oggetto dei quartetti vocali sono i fiori ricoperti dal cemento, i territori occupati dalle basi militari, i mari inquinati. Il canto diventa protesta, monito, presidio vivo e attivo del territorio. Il canto a tenore è un’arte in evoluzione: da un lato attenta alla tradizione ma con un occhio anche alle nuove generazioni che personalizzano e attualizzano il modo di cantare. Il canto è infatti difesa delle differenze territoriali e linguistiche ma anche socializzazione, incontro, momento di scambio e crescita. A Bolu si avvale della direzione artistica e scientifica di Sebastiano Pilosu che ha dichiarato, durante la presentazione alla stampa, “avevo paura di sciupare qualcosa di così prezioso ma sono abbastanza soddisfatto”. Un solo docufilm non può certo esaurire un argomento così carico di significati e così radicato nella società ma è senza dubbio un panorama completo, equilibrato e affascinante. Al docufilm, vincitore del bando IdentityLab indetto dalla Regione Autonoma della Sardegna, hanno partecipato molte professionalità diverse che vanno dall’apporto tecnico e culturale a quello più prettamente legato alla sceneggiatura e alla regia, fino alla musica curata da Marco Rocca e Arnaldo Pontis che si inserisce delicata in un contesto in cui suono e silenzio hanno un senso profondo. A Bolu ci conduce a volo d’uccello in luoghi belli e ospitali, ci fa intuire la forza di una tradizione millenaria ma soprattutto la grande dignità e l’amore che sovraintendono, come un invisibile direttore d’orchestra, ad ogni singola nota cantata.