Ho appena terminato di leggere “La ladra di piante”, della giornalista romana Daniela Amenta, edito da Baldini & Castoldi (2015).
Il libro perfetto per l’estate perché ambientato nella afosa e torrida Roma, città senza compromessi, che si ama o si odia e verso la quale i sentimenti ambivalenti virano dal fastidio all’ammirazione.
Nella città eterna Daniela Amenta racconta la dignitosa solitudine di personaggi legati quasi inconsapevolmente l’uno all’altro a partire dalla protagonista, Anna, appassionata di piante e amante dei gatti la cui missione è strappare dalla morte tutte le verdi vittime dell’incuria umana. Accanto a lei vicini, giornalisti, poliziotti, medici tutti indaffarati nel tentare di risolvere l’omicidio dell’anno.
Un thriller forse, ma questo libro è molto di più. Con uno stile leggero fatto di parole semplici ma evocative Daniela Amenta racconta l’alienazione di una grande città che non ha saputo diventare metropoli, l’insicurezza e i limiti delle persone, puntini spauriti con il loro bagaglio di miserie, senza però indulgere in facili sentimentalismi. I suoi personaggi sono grandiosamente normali, nel bene e nel male, e l’attenzione per i dettagli che, senza dilungarsi, sono in grado di raccontarci della loro psiche e delle relative fragilità rende la lettura fluida e piacevolissima.
Un libro pieno di quotidiana poesia, di piccole cose, di riferimenti musicali, di salvagenti gettati nell’oceano dell’incertezza a cui si deve tentare di aggrapparsi. Chiunque può essere la ladra di piante, facile immedesimarsi nelle nevrosi e nella dolcezza di Anna, isolata per scelta ma pronta ad aprirsi quando si riesce a comprenderla, assillata da complicazioni comuni e a modo suo sognatrice.
La Amenta ha creato una storia ampia, complessa nella sua semplicità, perché suggerisce tanto senza scriverlo. Un libro facile da leggere, da amare e da regalare.
Senti, grazie. E’ una bellissima recensione. In poche righe hai raccontato quello che volevo dire di una città che non è metropoli, di tre solitudini “nell’oceano dell’incertezza”, di tre vite sospese come puntini nel nulla. Spero di conoscerti, prima o poi.
Daniela
Grazie a te di avere scritto con semplicità un bel libro, cosa rara! In realtà avrei voluto parlare di tante altre cose perchè hai inserito molte suggestioni diverse e ognuna meriterebbe osservazioni (Spada e il rapporto con la badante, il suo amore per i gatti; la musica, altra grande protagonista a cui sono affidate molte parole non dette, la figura di Sabino) ma sarebbe stato impossibile e forse controproducente mettere tutto nero su bianco. Complimenti…anche io spero di inconrarti prima o poi.