La mostra Piove a catinelle – bacinelle d’artista inugurata venerdì 7 giugno nel Centro Comunale d’Arte e Cultura Exmà è stata salutata da grande affluenza e partecipazione di pubblico. Raccogliendo le impressioni delle persone presenti sono arrivati nuovi input, nuove idee e tanta energia per ampliare significati e valore delle opere esposte. La mia opinione da curatore è che nel complesso ogni lavoro si relaziona bene con gli altri, anche se in uno spazio un po’ congestionato, ma, purtroppo l’unico disponibile. Ogni autore ha proposto una creazione molto sentita, più intima di quanto mi aspettassi con un risultato che mi entusiasma. Il percorso inizia nel giardino dell’Exma con l’installazione di Venefica intitolata “i panni sporchi si lavano in famiglia”, curioso dato che si tratta di una giornalista. A seguire la coloratissima installazione site specific “be my space invader” di P. Ticca Szadrò che gioca in modo ironico col colore e i ricordi della sua vita contenuti nelle bacinelle ma polemizza con i social media troppo invadenti. All’ingresso della sala Torretta che ospita la mostra la minimale opera di Wood70, un catino colmo di tenaci piante grasse specchio del carattere volitivo di chi la ha creata, sobrio e pieno di speranza. Entrati in sala, da sinistra a destra scorriamo i lavori di Matteo Tuveri, saggista storico esperto del casato d’Austria, con il suo omaggio all’imperatrice Sissi, sposa virtuale a cui Tuveri ha dedicato anni di studio e molte pubblicazioni. L’opera si presenta come un curioso memorabilia sulla controversa figura di Sissi. La divertente bacinella/cassetta postale realizzata dalla ceramista Marie Corte insiste sul rinnovo e lo fa mettendo in gioco tutta la sua vita attraverso cartoline e lettere personali donate agli sguardi degli spettatori. Tra color che son sospesi è il lavoro di Naropina Cloridrato, medico anestesista, che realizza un’installazione con i ferri del mestiere sporchi di sangue da cui però germogliano fiori e piante, come a dire: “ci sono fini e ci sono inizi”. Accanto a lei la solo apparentemente inquietante opera di Evelise Obinu, estremamente narrativa e intimamente rivolta a se stessa: un grande occhio munito di zampe che la segue per rammentarle ciò che scorda. Una bacinella tv è la disturbante e lineare opera dell’impegnatissimo grafico/illustratore Stefano Obino: attimi rubati nei bagni di Auschwitz, un voyeurismo doloroso e pieno di interrogativi, grande impatto e grande eleganza in un piccolo formato. “Invaders must…” è l’installazione dell’architetto Matteo Muggianu di sapore orwelliano: su un paesaggio periferico fatto di sale e piccole strutture lavorate a mano fluttuano grandi catini/ufo coadiuvato da un video effetto neve carico di memorie cinematografiche. La magnifica installazione di Fernanda Sanna e Jun Fender, anch’essa corredata da un video di sapore retrò, nasce dallo srotolarsi di un lenzuolo contenuto in un bacile: il lenzuolo assume una forma umana rannicchiata in posizione fetale. Una scritta HELP è composta, a grandi lettere con le mollette da bucato. Angela Cara e Milly Macis incarnano invece il richiamo più kitsch della mostra creando per l’occasione una bacinella/cerchietto da indossare con un tripudio di fiori, colori e profumi. A smorzare l’effetto colore è l’enorme catino in metallo dal sapore medico di Lucido Sottile. Il titolo la dice lunga “assessore alla cultura”. L’opera che consiste in una testa in lattice estremamente realistica, polemizza fortemente con i tagli alla cultura e le Lucido, con il loro stile provocatorio, centrano l’obbiettivo operando a loro volta un taglio netto, chirurgico. Segue la futuristica ironia di Francesca Pillai che trasforma la sua bacinella in una finestra virtuale sul mondo mutata in una consolle. Lo spazio accanto è occupato dalla bizzarra creatura targata Ferai teatro: due manichini in frack con i visi degli autori siedono su una sedia circondati da attrezzi di scena, trucchi, una clessidra che scandisce il tempo. Sulla parete, a seguire, l’opera in stile yarn bombing di Margherita Atzori, una grande bacinella bocca con tanto di lingua mollettata dal sapore pop e dall’esecuzione all’uncinetto impeccabile. Una pioggia di libri e illustrazioni poetiche che fanno germogliare dalla terra piante e pietre preziose è l’installazione di Laura Fortuna, illustratrice e libraia, come a sottolineare che la cultura serve a far crescere sogni da coltivare. Giulia Marini Alviani, artigiana, propone una cascata di lana color acqua che si nasconde tra le rocce trascinando in un divertente scivolo i personaggi che realizza a mano. Le fa da contraltare la severa e delicata bacinella di Lisette, dominatrice, che con sapienza ha legato con la corda da bondage la bacinella e nei nodi, personale firma dell’autrice, ha inserito rose fatte a mano inserendo aghi nel pistillo, gli stessi da lei usati nelle sue performance di body art. Un iter pieno di spunti di riflessione, meno leggero di quanto possa sembrare, un tuffo nella vita e nella creatività di tanti artisti…ovviamente un tuffo a misura di bacinella!
Piove a Catinelle – Bacinelle d’artista
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