Stato Migrante, il reportage di Roberto Pili in mostra a Cagliari

foto-locandina-roberto-pili-copia Il Centro Comunale d’Arte e Cultura il Ghetto ospita la mostra del fotoreporter Roberto Pili e da me curata. L’esposizione documenta gli sbarchi dei migranti a Cagliari dal 2011 al 2017 con grande perizia. All’interno della mostra anche la proiezione multimediale Diversamente Migranti, già ideata per il festival Marina Cafè Noir, e qui riproposta per fungere da contraltare e spingere ad una riflessione più completa del fenomeno che viviamo quotidianamente.

Per informazioni su orari d’apertura e contatti visitate il sito www.camuweb.it

consiglio a tutti la lettura della recensione alla mostra fatta da Enrico Pinna, collaboratore del quotidiano Sardiniapost ed esperto di fotografia.

A seguire il mio  testo di accompagnamento alla mostra

Roberto Pili

Stato Migrante

Se l’obiettivo di un fotoreporter è quello di raccontare storie attraverso le immagini Roberto Pili ha risposto pienamente alla chiamata che la sua professione esige.

In questo ampio reportage ha voluto immortalare i tanti sbarchi di migranti che si son susseguiti a Cagliari dal 2011 fino alla cronaca più recente. Non un lavoro inteso come semplicemente compilativo ma da interpretare come un viaggio in parallelo al popolo delle acque, un occhio attento e imparziale che osserva e riporta il susseguirsi degli eventi, la “macchina dell’accoglienza”, la gestualità.

Gestualità che mai appare stereotipata e costretta dalle convenzioni inevitabili che seguono lo sbarco a terra dei migranti: primo soccorso, controllo sanitario, identificazione e trasferimento. Le fotografie di Roberto Pili mantengono intatti il piglio del reporter e il dovere di cronaca ma restituiscono anche tutta l’umanità delle anime e dei corpi provati dal viaggio: può essere l’impercettibile tensione di un piede nudo così come uno sguardo profondo e pieno di parole non dette.

Il fotografo guarda aldilà delle scelte politiche, delle posizioni personali, delle opinioni di strada e presenta la realtà senza artifici e senza indulgere in un sentimentalismo che spesso non basta a suscitare l’empatia di chi osserva, l’occidentale pronto a giudicare e spesso dimentico dei sui fratelli di sangue volati negli Stati Uniti, in Belgio, In Germania, In Inghilterra a cercare di conquistarsi una vita migliore.

Non è questo il caso: le foto raccontano la realtà dei migranti nelle azioni che regolano la loro vita una volta soccorsi nelle acque del Mediterraneo, dalle immediate ore che seguono l’arrivo fino alla loro quotidianità nei centri di accoglienza e nelle strade della città, con un intento documentario quasi didattico, per istruire con chiarezza chi non sa e immergerlo realmente nella paura, nello smarrimento e nella speranza di questi viaggiatori senza patria.

La scelta del bianco e nero si rivela efficace sia per l’aspetto giornalistico che per quello narrativo perché aiuta a fissare il concetto e raccontare il dramma nella sua interezza senza le inevitabili distrazioni del colore.

Non ci sono parole nuove per descrivere l’odissea dei tempi moderni, né forse può esistere un’immagine così forte da scuotere il torpore e destare l’attenzione se non per qualche attimo. Va lasciato alla capacità di ciascuno di testimoniare consapevolmente e documentare l’epoca di transizione che viviamo, diventando portatori di contenuti da condividere e perseguendo ideali di uguaglianza, rispetto e civiltà da raggiungere, consolidare e garantire a tutti.

Il prezioso lavoro di Roberto Pili ci aiuta a verificare le notizie, a raccogliere informazioni da trasmettere, a dare un volto e una voce, seppure muta, ad una moltitudine di vite trascinate dagli eventi e destinate all’oblio se non tutelate con ogni mezzo a disposizione, primo fra tutti la nostra coscienza.

Giacomo Pisano

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