Paris

Tornare a Parigi dopo tanti anni è piacevole ed emozionante. Io e Francesca abbiamo affittato un appartamento in centro, dalle nostre finestre vediamo il Moulin Rouge, tutto intorno a noi brulica la vita parigina tra negozi, ristoranti e turisti che affollano in massa le strade. Un caldo inaspettato ci accoglie ma in vacanza tutto si sopporta più facilmente e iniziamo subito il nostro tour con la visita alla basilica del Sacre Coeur, sita nel punto più altro del quartiere Montmatre. Un panorama sconfinato che vale la salita dei numerosissimi gradini che portano al piazzale dove sorge la chiesa monumentale. Più tardi, grazie al tunnel che collega sotto la manica Londra a Parigi chi raggiunge anche Francesca, storica amica che ci ha aperto le porte della sua nuova casa di Londra appena il mese scorso e che ritroviamo con gioia in terra francese. Scegliamo di fare l’open tour, una cosa apparentemente turistica ma molto ben fatta, che lambisce tutti i monumenti della città e fornisce minuziose indicazioni sulla storia, i luoghi e i personaggi di Parigi in modo esaustivo e divertente. Neo negativo della giornata è la mancata visita al Centre Pompidour, tragicamente chiuso per restauri. Dopo aver cenato ed essere crollati dalla camminata massacrante del primo giorno fra le braccia di Morfeo ci svegliamo pieni di grinta perché ci aspetta la visita al Grand Palais dove è in corso la mostra retrospettiva su Jean Paul Gautier, stilista che amo incondizionatamente fin dal suo esordio. Non avevo dubbi sulle meraviglie che questa mostra avrebbe rivelato e infatti all’interno dei sontuosi locali del Grand Palais trovano spazio le creazioni avanguardistiche di Gautier, i suoi bozzetti, le foto, gli eventi e anche una vera passerella con modelli animati. Ancora scioccati dalle immagini incredibili, dalle luci e dalla creatività inesauribile di questo genio andiamo a visitare il Teatro dell’Opera, altro luogo di grande e indiscussa magnificenza che oltre ad offrire una visione dello splendore culturale parigino ci consente di spiare le prove dell’opera il Flauto Magico, in un’atmosfera senza tempo che ha dell’incredibile e che le foto possono solo vagamente restituire. Respiriamo un’aria piacevole, piena di stimoli culturali, le pareti della metro sono piene di manifesti di spettacoli teatrali, musical, recital di poesia, cinema, mostre di ogni genere, c’è solo l’imbarazzo della scelta. I pochi giorni di ferie a disposizione non ci permettono di vedere tutto quindi siamo costretti a centellinare il tempo valutando ogni opzione e scartando a malincuore la mostra di stampe giapponesi e quella sui manichini e gli automi. L’appartamento ci permette di cucinare, per fortuna, perché scovare cibo vegetariano a Parigi è come pretendere che uno della Lega Nord dica cose intelligenti. Santo Internet ci soccorre regalandoci due posti veramente tipici e interessanti au Grain de la Folie e Le Ginger bar, rispettivamente a Montmatre e Bastille dove prendiamo vino bio, piatti composti di verdure, seitan e zuppe favolose e concludiamo con dolci buonissimi. In entrambi i casi abbiamo a che fare con professionisti simpatici, disponibili e i locali sono molto curati, li consiglio vivamente! Nei due giorni successivi vediamo le Catacombe di Parigi, un luogo magico, di drammatica bellezza, purtroppo offuscata dalla presenza di un gruppetto di turisti brasiliani convinti di essere al carnevale di Rio a giudicare dalle risate, dal chiasso e dalla totale mancanza di rispetto verso le migliaia di morti che l’ossario delle Catacombe contiene. Ovviamente dopo vari educati tentativi di riportarli all’ordine rimasti inascoltati prorompo in un violento “WHAT A HELL SHUT UP” che finalmente sortisce l’effetto desiderato. Dovrebbe consolarmi il fatto che per una volta a fare casino non fossero italiani ma la maleducazione mi irrita in modo internazionale quindi il mio odio non conosce confini territoriali, un po’ come quando si gioca a Risiko. Altra assurdità è osservare un gruppo di giapponesi che fotografa a tutto spiano un carro attrezzi che rimuove un’automobile da un parcheggio vietato, non solo, registra addirittura dei video per celebrare lo storico evento a cui assiste. Io resto basito e dentro di me penso che forse certi luoghi comuni non son del tutto infondati esattamente come quelli che riguardano gli italiani. Amici bene informati ci rassicurano che per loro è davvero un evento eccezionale ma per me lo è assistere al loro stupore. Ma mica ci fermiamo qui: andiamo anche alla fondazione Cartier per vedere la mostra di Bruce Naumann, artista controverso in bilico tra la sua formazione fisico/matematica, l’introspezione umana e l’analisi sociale. Il palazzo della fondazione è bellissimo, circondato da un parco verde rigoglioso e rilassante. La mostra consta di una serie di installazioni video, sonore e scultoree a volte polemiche a volte personalissime. La nostra prossima tappa culturale è il Museè d’Orsay che rivela, oltre ad una struttura architettonica straordinaria, una collezione sconfinata che abbraccia simbolisti, impressionisti, astrattisti oltre che a grafiche, design, arti orafe e manifatturiere, scultura. Insomma un paradiso d’arte dove c’è da perdersi e da restare estasiati. Facciamo anche una visita al cimitero monumentale di Père Lachaise, più votato all’architettura che alla scultura, dove tra gracchiare di corvi troppo perfetti per non farci sospettare che siano stati messi lì dalla pro loco e le tombe ricoperte d’edera sembra di essere precipitati sul set di un film di un’altra epoca. Ci rechiamo anche al Louvre, però non alla sezione classica perché già ci siamo stati due volte, e optiamo invece per il dipartimento moda e arti manifatturiere, un viaggio attraverso il dettaglio distintivo di ogni epoca nell’abito e nei suoi accessori e un’analisi delle varie tipologie di design d’arredo dagli anni ’40 al 2000. Allestimento e spiegazioni sono ovviamente ottimi. Siamo pieni di gioia per questa vacanza che ci vede camminare nelle tipiche viuzze tra palazzi storici a metà tra grandiosità e decadenza, siamo incantati nel guardare i tetti di Parigi dal nostro appartamento mentre un vicino suona il piano e il tramonto si staglia con la forza di una inesauribile bellezza. Il nostro saluto a Parigi è un drink nel cafè Des deus Moulins, dove è stato girato il film “Il favoloso mondo di Amelie” e che si trova proprio sotto casa nostra. A bien tot.

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