Kracow

Vacanza meravigliosa a Cracovia, immersi nel verde, nell’arte e nella storia. Dalla prima sera, preso possesso dello splendido appartamento nel complesso Siesta in pieno centro, respiriamo un’aria elegante e dinamica, tipica delle grandi città. Aria elegante subito distrutta dalla presenza di turisti italiani cafoni che hanno immediatamente rovinato la bolla di entusiasmo in cui ci muovevamo. Io e Francesca ci siamo seduti a prendere un aperitivo in uno dei tanti bar della piazza del Mercato. Accanto a noi un quartetto in doppia coppia di sessantenni. Le “signore” si guardano complici e una dice all’altra: “ma li hai visti questi due? Si vede che qui non c’è più il regime”. Alludevano ai vestiti neri, ai piercings e ai tatuaggi.
Chi mi conosce sa che la reazione non si è fatta attendere e quindi propino monologo che vedrà la signora piegarsi umilmente a chiedere perdono e scusa più e più volte. “Siamo italiani – anche se non come voi – e ci sentiamo benissimo. Lei è una grandissima cafona. Non ce la potete fare a non distinguervi per ignoranza anche quando andate all’estero. Ma non si vergogna di fare battute sull’Olocausto? Se oltre alla buona educazione avesse imparato un po’ di storia oltre tutto saprebbe che il regime si sarebbe certamente occupato prima di lei che di noi”.
La signora geme e chiede perdono adducendo come scusa l’essere vecchia. Risposta impietosa “ma per favore…ancora peggio, la vecchiaia serve ad acquisire saggezza non accumulare ignoranza”. La signora è distrutta e biascica solo “scusate ancora, perdonatemi tanto”.
Ce ne andiamo imbarazzati per i nostri connazionali ma fieri della risposta data e raggiungiamo un ristorante per gustare le poche specialità vegetariane che la Polonia offre. Nel tavolo accanto al nostro ancora italiani. Mi accorgo che il capo famiglia tenta – invano, perché ormai li conosco i miei polli – di fotografarmi mentre mangio. Mi giro verso il suo tavolo prorompendo in un delicato “ abbiamo finito di rompere le palle? Vorrei mangiare in pace e non siamo allo zoo”.
La macchina fotografica viene riposta con sgridata da parte della figlia al capofamiglia maleducato (e meno male). Per ora la parentesi italiani vergognosi all’estero è conclusa per fortuna.

Tornando a casa ci incantiamo ad ascoltare un elegantissimo suonatore artista di strada che esegue Chopin e Mozart con la fisarmonica in modo struggente e ci ripulisce dal fastidio nostrano.

Il giorno dopo decidiamo di farci subito del male e andiamo a visitare Auschwitz e Birkenau, tra le pagine più fosche della storia dell’umanità e fondo toccato dall’uomo nei confronti dei suoi simili. La visita accuratissima ci lascia meno ferite di quelle previste, nonostante l’impressionante documentazione, il senso di oppressione nelle camerate e nei forni e la vista degli oggetti, dei vestiti e dei capelli appartenuti alle vittime della follia nazista, abbiamo letto e visto tanto da rimanere semplicemente di sasso. La sera usciamo, abbiamo bisogno di riprendere contatto col presente, andiamo al club Indigo, locale tra i più belli di Cracovia, ricavato in un sistema di cantine di epoca medievale e mantenuto volutamente vicino alle atmosfere di quei tempi grazie al buio pesto e l’uso di candele.
Si esce presto la mattina per visitare il complesso del Wawel, un centro nel centro, circondato da cinta muraria e torri come nella migliore tradizione medievale. Al suo interno la Cattedrale – bellissima – e il castello composto dagli appartamenti statali e quelli reali (arredati sontuosamente e con alle pareti grandi maestri italiani come Simone Martini, Giambologna, Taddeo Gaddi, ma anche il trittico con le tentazioni di Sant’Antonio di Bosch). Visitiamo anche la grotta che la tradizione voleva essere abitata dal drago che Kracus, l’eroe nazionale, ha sconfitto. Vediamo anche la parte archeologica del castello con le testimonianze più antiche e poi accediamo, incredibilmente senza fila, alla sala che contiene un’unica opera grandiosa: la dama con l’ermellino di Leonardo da Vinci.
E’ autunno a Cracovia, il tanto verde che colora i viali vira sul rosso arancio e giallo riempendoci di gioia all’idea di aver lasciato i 40 gradi della Sardegna. Mentre passeggiamo romantici beandoci dello spettacolo da una panchina un teen ager polacco mi apostrofa “Satan”. Bè tutto il mondo è paese.

Facciamo un giro in battello sulla Vistola, il grande fiume che attraversa la città, ammirando monasteri (come quello di San Benedetto), architetture e assorbiamo le informazioni che l’eccentrica guida fornisce. Nel quartiere ebraico dove palazzi di una bellezza tipica da capitale quale Cracovia fu fino al’700 circa, si affiancano edifici dal fascino decadente. Ma ciò che più colpisce è la moltitudine di locali che sorgono qui. Andiamo all’Alchemia, all’Ezzeweria, all’AlternaWivi e a mangiare israeliano in un insospettabile ristorante con giardino interno illuminato da decine di candele. In questo quartiere sorgono diverse sinagoghe, tra cui la Kupa, ed entriamo a vedere la chiesa più buia, gotica e affascinante che abbia visto negli ultimi anni: Il Corpus Christi. La religione cattolica ha fatto e continua a fare tanti danni ma quanto a scenografie è imbattibile. L’oscurità fitta della chiesa è rotta solo dai bagliori oro degli arredi, dalla fioca luce dei vetri colorati medievali e dalle tante candele. Candele ovunque anche nei locali, mobili antichi e fiori freschi bellissimi. Buio totale. I locali di Cracovia sono così e ci piacciono un sacco. Veniamo conquistati anche dal vociare di cori da stadio e profusione di sciarpe e magliette con scritto POLSKA. Il traffico in strada è bloccato e pensiamo ovviamente al calcio. Invece no. Ci sono i mondiali di volley (vinti dalla Polonia) e la gente si riunisce per cantare e tifare nei pub. Per il volley, io e Francesca ne siamo ammirati, in Italia sarebbe impensabile.
Un’esperienza a sé è andare ai mercatini delle pulci dove quasi nessuno dei venditori parla inglese e per comunicare i prezzi si affida a gesti delle mani nell’aria. La pecca è il cibo, a parte qualche locale vegetariano, sono rare le pietanze senza morti ammazzati sui menù, ci salva che avendo un appartamento almeno uno dei due pasti lo facciamo a casa.
Passeggiando per una ex periferia verde raggiungiamo la fabbrica di Schlinder che conserva una quantità notevole di testimonianze dell’ascesa del nazionalsocialismo ma anche dell’arrivo dell’armata rossa. La visita cerca il lato emozionale del visitatore con un percorso plurisensoriale, coinvolgendolo con video, luci, suoni.
Visitiamo la splendida e monumentale chiesa dell’Assunta e la piccola chiesetta di Sant’Adalberto nella piazza del Mercato, gli stand di vestiti, accessori, gioielli in ambra, e prodotti tradizionali. Ci prepariamo per l’ultimo giorno che ci vedrà in gita alle Miniere di Sale, un luogo magico sorto in epoca medievale e utilizzato fino al 1996 che reca all’interno un lungo tunnel di cunicoli e stanze illuminate magistralmente fino alla magnifica sala con sculture, altare, bassorilievi e lampadari interamente fatti di sale. Nell’altare un reliquiario con il sangue di Woytila. Un posto indescrivibile senza essere prolissi, che visitiamo con un gruppo di italiani finalmente educati, simpatici e perfino colti. Non ci sembra vera questa rivalsa nazionale…siamo contentissimi.
In serata passeggiamo lungo i viali del quartiere comunista sorto intorno alle acciaierie. Architetture razionaliste smorzate dalla vegetazione e da un pomeriggio freddo ma soleggiato.
Siamo molto meno contenti di fare i bagagli e tornare in Sardegna dove ci attendono 30 gradi minimo, ma ci siamo caricati di mille suggestioni e rimaniamo protetti dalla nostra bolla di entusiasmo, in uno stato di grazia.

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3 risposte a Kracow

  1. wwayne ha detto:

    Visto che condividiamo la passione per la Storia, ti consiglio caldamente questo libro: https://wwayne.wordpress.com/2014/09/08/roma-zona-di-guerra/. Buona serata! 🙂

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