Come non approfittare di un week end libero per tornare a Milano? Mostre interessanti, un’aria sempre creativa e amici fantastici mi fanno fuggire lì tutte le volte che posso. Io e Francesca iniziamo in compagnia di Raffaella con Gustav Klimt a Palazzo Reale, esposizione criticata dai media, ma apprezzata da me per aspetti che non necessariamente riguardano le opere in mostra. Come sempre, allestimento e compendio didattico sono ineccepibili e molto viene raccontato della vita e dei legami familiari tanto importanti per capire l’arte di uno dei pittori più innovativi e amati. Dalle cartoline personali ai lavori in coppia col fratell Ernst, dai bozzetti preparatori alla magnificenza di opere come la nota Salomè, che da sola troneggia in una sala con inquietante eleganza. La sera, dopo una cenetta al Brutto Anatroccolo, un luogo di anarchica bontà nei Navigli andiamo a ballare al Black Hole con gli amici Matteo, Emilia, Lina e il Magarotto. Usciamo ovviamente devastati dalla stanchezza. Sabato andiamo alla Triennale e saliamo sulla torre panoramica Branca, creata da Gio Ponti e riaperta dal 2002 al pubblico con annesso giardino e lounge bar Roberto Cavalli. Dalla torre il panorama abbraccia gran parte della città e la vista è appagata dalle architetture, dalla grande attenzione per il verde che il Comune, ma anche i singoli cittadini si prodigano a mantenere in forma smagliante. Si cena all’Osteria dal Verme dopo molti aperitivi dal celebre Umbertino alle Colonne San Lorenzo osservando la varietà della fauna antropologica in continuo passaggio. La domenica andiamo a visitare la zona delle nuove architetture della città, che oltre tutto è in pieno fermento per via dell’Expo Internazionale 2015, un’area accogliente, di grande impatto scenografico dove residenze, uffici e atelier di moda si inseriscono in spazi ecocopatibili e funzionali. Qui c’è anche la Galleria Carla Sozzani che ospita, in uno spazio verde a dir poco incredibile, una mostra grandiosa: la World Press Photo 2014, ovvero le immagini più celebri del fotogiornalismo mondiale. Tutta la storia recente scorre corredata da precise e puntuali didascalie davanti ai nostri occhi ammirati. Usciamo ubriachi di bellezza e ci diamo la mazzata finale con il fornitissimo book shop e l’annesso fashion shop che ospita capi di stilisti e designers come Yves Saint Laurent, Martin Margiela, Kenzo e molti altri. Lasciamo la galleria per andare a pranzo da Lina e il Magarotto, splendidi come sempre, che ci hanno allestito un vero delizioso banchetto nella loro terrazza. Un pomeriggio di riflessioni, risate, chiacchiere che si conclude solo quando arriva il momento di andare all’Hangar Bicocca per la mostra di Cildo Meireles, le cui installazioni ci conquistano totalmente. Idee semplici, come una torre di Babele composta da centinaia di apparecchi radiofonici di epoche diverse sintonizzati su stazioni straniere in modo da creare un effetto sonoro plurilinguistico. Ma è solo la prima delle sorprese riservate al pubblico: si passa da percorsi accidentati tra grate, vetri rotti e filo spinato per raggiungere un nucleo vitale in plastica, passando attraverso la visione incerta di materiali sfuggenti come il plexiglas e il pvc. Video, stanze dalle pareti in gesso e carbone, una foto retroilluminata dedicata all’artista Manzoni, che ironicamente capovolge in modo fisico il concetto di opera d’arte. E poi un grande tepee indiano realizzato con banconote che si erge su un mare di ossa bovine circondato da un muro di candele bianche. Ma non è tutto: un tunnel cilindrico in legno con un getto di aria calda che si inoltra nel buio e al quale bisogna accedere tenendo tra le labbra un ghiacciolo monodose sigillato a disposizione dei visitatori in un piccolo freezer ospitato nella sala per una esperienza multisensoriale. Una grande rete illuminata da una luce ambrata che ospita una bilancia e sfere di pesi diversi con cui lo spettatore è invitato ad interagire mentre risuona il colpo sordo delle sfere che cadono al suolo da diverse altezze. Abat jour è un’installazione affascinante, una lampada magica che mostra un veliero in movimento sull’acqua tra versi di gabbiani e suoni di mare. E torna nuovamente il mare nell’ultima opera che vediamo: il poetico pontile in legno su un mare di fogli lavorati che rappresentano il mare con mille sfumature di blu. E’ con questa immagine che lasciamo a malincuore Milano per tornare a casa.
Ancora Milano
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