e il mainstream (ri)scoprì la moda Dark

Facendo un giro per i negozi della mia città ma anche a Milano e a Berlino già da qualche tempo non ho potuto fare a meno di osservare un fenomeno di recupero dalle mode del passato che se aveva fatto breccia nei guardaroba di tutti con le suggestioni degli anni’50 e ’60 ora si manifesta in tutto il suo prorompere commerciale e trans-epocale. Abitini anni’60 black and white accanto ai classici gipsy maxi dress degli anni ’70 ma soprattuto: gli anni ’80. In tutte le principali catene di abbigliamento come H&M, Zara, Bershka, ma anche New Yorker, Tezenis, Oviesse e altre, gli anni ’80 si materializzano in tutta lo loro stridente dicotomia: dai colori fluorescenti  al nero assoluto e quasi gotico. In quegli anni andavano tantissimo le tshirt oversize, per esempio, con spalle asimmetriche o monospalla, stracciate, disegnate e addirittura candeggiate, decorate. Il gusto per i disegni, le linee geometriche o le stampe fantasia ha invaso gli stores di tutto il mondo senza alcuna distinzione tra brand. Accanto a innocui fumetti ed echi di film famosi fanno capolino una profusione di linee asimettriche, stampe con croci, teschi, inserti di catene, tagli alla bat cave, pizzi e collane di perle. Il dark torna prepotentemente di moda, con il tacito assenso di noi originali che quei tempi li abbiamo vissuti e non solo indossati. Nulla di nuovo sotto il sole, s’intenda, da anni stilisti più o meno quotati pescano dal passato interpretando e attualizzando capi, colori, tagli e suggestioni. In tempi di crisi il richiamo agli anni del boom economico, alle azzardate fluorescenze di vestiti e accessori può sembrare quasi un esorcismo ma la contrapposizione con il nero e con i pesanti simboli ad esso legati è una vera discordanza. Vero è che certi simboli sono portati oggi con spirito diverso, di gioco e di moda appunto mentre in altri tempi rappresentavano delle scelte realmente distintive e programmatiche. L’esempio più forte è forse la croce, ma anche le catene, le borchie, i teschi oggi sono indossati con una leggerezza tipica del mainstream e della grande distribuzione. E se ora i maggiori brand commerciali indicano tra i loro must have lunghissime gonne in pizzo o mantelle con cappucci monacali è forse da interpretare come l’ennesimo divertissment per smuovere le acque stagnanti dell’economia. Nessuna protesta e nessuna condanna, solo la consapevolezza di interpretare, anche ironicamente, ma soprattutto con serietà ciò che si indossa e che spesso ci rappresenta, possibilmente con la capacità di creare uno stile proprio che parta anche da un capo basic commerciale ma che sappia vivere attraverso  la nostra interpretazione.

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