La presentazione del libro di Sgarbi “l’arte è contemporanea” (oristano, Hotel Mistral 2) è andata in modo soddisfacente se tralasciamo il ritardo dell’autore. Il fattore ritardo ha permesso però all’organizzatore, Filippo Martinez, di introdurre alcune questioni salienti dei nostri tempi, l’inquadramento di un’epoca in cui piccole cellule artistiche, dedite alla guerriglia, si riappropriano dello spazio urbano. A seguire il mio discorso su street art, guerrilla gardening le varie forme di “civile ribellione urbana” che ho avallato anche con le mostre da me organizzate e dedicate ai writers, in particolare la collaborazione con Manu Invisible. Anche l’illustratore e carissimo amico Stefano Obino ha avuto il suo spazio, invitando i visitatori al Lazzaretto di Cagliari, dove è possibile ammirare la sua esposizione Quaderni di viaggio.
All’arrivo di Sgarbi, ormai in ritardo consistente, non c’è stato il tempo di prepararsi granchè e quindi in maniera assolutamente serena e incosciente ci siamo accomodati a parlare. Dopo un lungo preambolo da parte sua che ha definito a grandi linee l’intera pubblicazione concentrandosi sul fattore contemporaneo da intendere con uno spettro di significati molto più ampio di quanto si possa comunemente pensare, c’è stata la piccola intervista, non solo sui temi del libro ma anche, partendo da essi, sulle condizioni dell’arte in Italia, sulla diffidenza del pubblico, sugli inganni dei mercanti.
Il dialogo è stato tranquillo e piacevole, lontano dagli show per cui Sgarbi è famoso, ma mischiando concetti e aneddoti è riuscito a regalare, credo, anche uno spettacolo divertente al pubblico in sala. Purtroppo il tempo è volato e non ho potuto domandargli alcune cose di cui invece avrei voluto discutere ma ho dovuto limitare le mie domande e i suoi interventi ai veri punti cruciali della pubblicazione e dell’era che viviamo. Niente spazio per le domande del pubblico, che credo ci sarebbero state numerose, vista l’ora tarda in cui abbiamo terminato. Ciò di cui sono più contento, a parte ovviamente la mia gratificazione personale, è che la forza del libro è uscita fuori, non è stata offuscata da polemiche o altro, ma credo invece sia venuta fuori chiara e netta. E’ un libro che consiglio a tutti: a chi non sa per muovere i primi passi in un territorio comprensibile, a chi sa o crede di sapere per imparare che si può parlare e scrivere d’arte per tutti e non solo per se stessi.
Peccato non esserci stata, sarebbe stato molto interessante riuscire ad assistere a un evento che va oltre i ben famosi cori “capra” . Complimenti!
è stato bello riuscire a parlare d’arte lasciando le polemiche fuori dal discorso…serata impegnativa ma sono felice 🙂